Amministrative 2019. Le ragioni di una scelta.

18-05-2019 15:50 -

Mi chiamo Rigoletto, come l'opera di Verdi. Rigoletto Biasci. Per gli amici e i compagni, Rinello. Sono nato a Lavaiano nel 1929 e, da quando mi ricordo, mi sono sempre dato da fare un po' per tutti, per il lavoro, per la politica, nelle campagne del mio paese con i contadini. Noi venivamo dalla terra, la mia era una famiglia di mezzadri. Poi con le cooperative, in città a Pontedera. Mi sono iscritto nel 1945 al movimento giovanile comunista. Avevo 16 anni. Erano altri tempi. La mia generazione ha visto il fascismo, la guerra, sono stati anni tremendi, vita difficile. Poi finalmente la vittoria della democrazia e il cammino dei comunisti italiani, il rifiuto dello stalinismo, la via italiana al socialismo. Da Togliatti a Berlinguer. Che aspettative! Di rinascita, di speranza.

In quegli anni è trascorsa la nostra gioventù. Anche la mia. Sembra incredibile anche a me, ora che da vecchio mi guardo indietro, essere stato giovane. Con la mia Silvana si andava a ballare al Circolo. Lei era stata una Miss nelle feste della sinistra, era brava a ballare, io le andavo dietro con i passi, facendo finta di sapere, ma era lei a guidare le danze. Però nella vita politica in prima fila ci sono sempre stato. Ero un attivista, un segretario e un bravo organizzatore. Mi sono sempre occupato degli aspetti organizzativi. Ricordo di aver presentato Napolitano e Terracini, quando vennero a Pontedera negli anni sessanta. E oggi che non partecipo più a causa dell'età e delle mie condizione di salute, mi dispiace, così cerco di essere utile in qualche modo, con i ricordi e la memoria.

Due date sono sempre state le mie linee guida: il 25 Aprile e Primo Maggio. Celebrazioni che mi ricordano l'inizio di un percorso di lotte e di conquiste, di sconfitte anche, insomma della mia vita, della mia storia e quella di tanti italiani. Da sempre sono stato impegnato in politica, nel PCI che ho seguito fino alla nascita del PDS, il Partito Democratico della Sinistra, e delle sue successive trasformazioni, perché il mondo cambia e anche noi. E poi alla Coop, il mio lavoro, e infine nel sociale, nella Pubblica Assistenza. Anche dopo l'età lavorativa, nel sindacato pensionati con Cesarino Iacopini e Luciano Boschi, all'INCA, il patronato della CGIL.

Il 25 Aprile fu per tutti noi la riconquista della libertà, la Repubblica, la Costituzione e la democrazia. E tutte queste cose sono state il mio riferimento, insieme al lavoro. Alla Piaggio dopo l'alluvione del 1966, con il Comune, allora Sindaco Maccheroni, celebrammo la festa della Liberazione proprio nello stabilimento che gli operai ripulirono e resuscitarono dal fango. Nei momenti drammatici dell'esondazione dell'Era, fui io incaricato di andare in giro in macchina con un megafono ad avvertire la popolazione del pericolo imminente. Poi ci impegnammo tutti per la ricostruzione dell'ospedale, delle fabbriche, delle scuole e per la riapertura dei negozi. Ero assessore al bilancio. Sono stato assessore del Comune di Pontedera dal 1964 al 1969 e dal 1969 al 1974. La foto ci ritrae tutti, maggioranza e opposizione, insieme durante l'alluvione che mise in ginocchio la città. Ma noi sapemmo riscattarci. Il riscatto era la nostra virtù.

Un altro 25 Aprile me lo ricordo. È più recente. Lo celebrammo insieme alla Pubblica Assistenza: i temi e i valori erano quelli del volontariato, dell'associazionismo e della solidarietà. Nella foto che ricorda l'evento, sono insieme al presidente Ciabatti. Eravamo alla Galimberti nella nuova sede voluta da Renzo Remorini, vicesindaco di Pontedera e grande dirigente. Un cittadino di colore, un senegalese, regge lo stemma della nostra Associazione. Era qualche anno fa, ma sentivamo già lo spirito di fratellanza e di uguaglianza che ci ispirava. E oggi non mi piace l'aria che tira, così antisolidale, che agitano quelli della Lega e le destre. Soffia ostile in Italia e in Europa.

Il Primo Maggio poi era la nostra festa: riunire i lavoratori, ricercare l'unità, che era il titolo del nostro giornale, questo era importante. E lo è ancora. Noi abbiamo vissuto, purtroppo, anche tempi di feroce divisione ideologica, ma abbiamo pure condiviso belle stagioni di unità del movimento operaio. A partite dall'esperienza della Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici, la mitica FLM. Bisogna ritrovare quei momenti e quello spirito unitario, nell'interesse del mondo del lavoro e di tutto il Paese. E non tanto per gli anziani come me, ma per le nuove generazioni, per i figli e i nostri nipoti.

Tutti questi argomenti, del lavoro, della liberazione, della solidarietà sono stati ripresi dal discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Bravo Presidente. Chapeau!

Le divisioni nazionali in Europa e nel mondo ci fecero vivere, fecero vivere a giovani come me, quelli di allora, la guerra e la dittatura. La nostra vita ne uscì stravolta, provata. Molti furono uccisi. Perciò quando sento parlare di sovranismo, di neo nazionalismo e neo fascismo e perfino di neo nazismo mi vengono i brividi. Penso che questa Europa deve essere migliorata, perché così non va bene: solo moneta e regole, che sono pure importanti, ma non bastano a farne il nostro grande paese comune. Però senza Europa non si va da nessuna parte, nel mondo delle superpotenze. Abbiamo bisogno di un'Europa migliore. Bisogna ricordarcelo alle Elezioni Europee e votare per i democratici e a sinistra per arginare la destra sovranista, fronteggiare il pericolo di un'alluvione, una caduta di valori, che può essere anche peggiore di quella, fisica, che abbiamo vissuto noi a Pontedera. Quando mi occupavo dei pensionati li ho portato a Dachau, ad Auschwitz, nei campi di sterminio e poi a Marzabotto, a Sant'Anna di Stazzema e alle Fosse Ardeatine, dove si sono consumati gli eccidi del fascismo e del nazismo. Per ricordare. Bisogna opporci al ritorno di quegli orrori.

E bisogna mantenere la tradizione di sinistra di Pontedera, le sue prerogative di sviluppo equilibrato, sia nel centro che nei quartieri, con i cittadini. Noi rilanciammo l'Ospedale, la Pubblica Assistenza, il movimento cooperativo, le scuole, gli istituti tecnici, i licei. La Biblioteca Comunale nella vecchia sede, alla Villa Crastan. Casa della Cultura l'avevamo chiamata. Ora è stata fatta nuova nel dente Piaggio, dedicata al nostro presidente Giovanni Gronchi. E la Bellaria con Piero Becattini e gli impianti sportivi per i giovani e i ragazzi, i quartieri di Fuori del Ponte e della Galimebrti. E tanto altro. Così abbiamo fatto crescere la città. Con questo impegno e questa misura. La nostra storia merita di essere riconfermata e rinnovata. Per questo il voto al PD è importante.

A me non è mai piaciuto parlare male degli avversari politici. A dire la verità non mi piace parlarne affatto, non mi pare che abbiano un progetto per la città per i suoi interessi, le sue prospettive e i suoi bisogni sociali. Comunque ho sempre fatto politica non contro qualcosa, ma per qualcosa. Per gli ideali di libertà e di uguaglianza, per i valori e le aspettative sociali e solidali di progresso. E tutto questo invito a riconfermare, rivolgendo un appello anche a coloro che a sinistra o nel centro sinistra si sentono, più o meno giustamente, delusi e disorientati. Fermiamo la deriva leghista e populista che rischia di travolgere il Paese e che ha vinto anche da noi, a Pisa e Cascina. Fermiamoli a Pontedera. Non passeranno perché la nostra storia merita rispetto e futuro.

Per questo il 26 maggio voterò PD alle Europee e sosterrò Matteo Franconi, candidato sindaco del PD e di un vasto ed unitario schieramento di centro sinistra, appoggiato anche da liste civiche progressiste. E voi date retta al vecchio Biasci, fate altrettanto. Ma non fatelo per me che in effetti sono vecchio ormai e, come si dice, “il più pane l'ho mangiato”, fatelo per voi che avete tanta strada ancora da fare.